La mistificazione della Storia non fa crescere, distrugge.
La storia di BOVINO è un racconto assiomatico certo scritto nel tempo dalla sua gente,
investigato e raccolto sia da Carlo Gaetano Nicastro che da altri insigni studiosi e docenti universitari con scrupolo di ricerca, sulla base di testimonianze salde e sicure, compulsando bolle e diplomi, note di archivio e pergamene, epigrafi e reperti archeologici, lapidi e frammenti, documenti e segreti di sicura tradizione. Un racconto certamente non esaustivo e da approfondire ma comunque sicura memoria di un passato da sostanziare e valorizzare. Ma ogni ulteriore approfondimento deve tendere ad ampliare e dettagliare meglio con scientificità adeguata la conoscenza di quello che già è noto, non certo a scardinarla e stravolgerla con il clamore di ricostruzioni fantasiose, peraltro non supportate da alcuno elemento probante. Prodigarsi in questa opera di mistificazione è deleterio e autolesionista perché conduce alla cancellazione della storia di un popolo, alla perdita della sua identità e alla condanna all’ anonimato.
Qual è il fine di ventilare con saccenteria, spacciandosi per esperto senza
averne i requisiti metodologici operativi propri del ruolo, che la Madonna di Valleverde ha attinenza con i Calatrava, che i reperti archeologici raccolti nel Museo Civico sono poca cosa e che nella Cattedrale è stata rinvenuta una semplice fossa sepolcrale (requietorii catagei, tipiche fosse nelle chiese) presentandola come cripta? Non certo un fine scientificamente storico, basato su accertamenti probanti – sono del tutto inesistenti – ma solo un espediente maldestro di ricerca di protagonismo per sollecitare l’ignoranza dei creduloni e per creare disorientamento e confusione nella gente e nella storia. ( SAM )